Continua a crescere il numero degli
italiani separati e divorziati: nel 2002 l’incremento rispetto
all’anno precedente è stato rispettivamente del 4,9% e del
4,5%, mentre rispetto al 1995 del 52,2% e del 54,7%.

Se
nel 1995 ogni 1000 matrimoni si verificavano circa 158
separazioni e 80 divorzi, sette anni dopo le proporzioni sono
arrivate a 257 e 131.

A livello regionale, i divorzi e le separazioni prevalgono al
Nord; in testa la Valle d’Aosta (8,7 separazioni e 5,9 divorzi
ogni mille coppie coniugate) e Lombardia (6,4 e 3,5); in coda
Basilicata (1,3 e 1) e Calabria (2,6 e 1,2).


Quando gli italiani si separano e divorziano lo fanno in
accordo. Il procedimento consensuale è infatti stato scelto nel
2002 – secondo l’Istat – nell’87% delle separazioni e nel 78%
dei divorzi.

Nel caso di separazione giudiziale, nell’81,7% dei casi è
concesso per intollerabilità della convivenza, nel 14,8% con
addebito al marito, nel 3,5% con addebito alla moglie.
A scegliere la consensuale, sono soprattutto le coppie del
Nord (89,7% delle separazioni, 80,7% dei divorzi); secondo posto
al meridione (77,8% e 66,9%). L’Istat precisa però che la
scelta del tipo di procedimento è condizionata anche dalla
natura della causa e dei costi. La separazione consensuale è
meno costosa e si conclude in minor tempo: mediamente 130 giorni
mentre il rito contenzioso richiede 998 giorni per la sentenza
di separazione e 660 per quella di divorzio.
Nel 2002, la durata media del matrimonio al momento dell’
iscrizione a ruolo del procedimento di separazione è risultata
pari a 13 anni; una separazione su 4, tuttavia proviene da
matrimoni di durata inferiore ai 6 anni. Il 26,3% divorzi ha
riguardato matrimoni celebrati da meno di 10 anni.

Il rapporto dell’Istat conferma che l’affidamento alla madre
dei figli resta predominante anche se in leggero calo. Nel 2002
sono stati affidati esclusivamente alla madre l’84,9% dei
minorenni per una separazione e l’84% a seguito del divorzio;
nel 1999, le percentuali erano entrambe intorno al 90%. La
custodia esclusivamente materna è più frequente nel
mezzogiorno e per i bambini con meno di sei anni.

L’affidamento esclusivo ai padri si attesta intorno al 4,1%
per le separazioni, al 6,5% per i divorzi. L’affidamento
congiunto riguarda il 10,5% e l’8,8%.
Nel 2002, il 69,4% delle separazioni e il 60,1% dei divorzi
hanno riguardato coppie coniugate con figli avuti durante
l’unione. Nel complesso, i figli che hanno vissuto l’esperienza
della separazione sono stati 93.269 (di cui 59.480 minori) e
quella del divorzio 39.156 (19.356).

In caso di separazione, la casa dove viveva la famiglia è
assegnata nel 58,1% alle mogli, nel 23% ai mariti, nel 17% a
nessuno dei due coniugi. Le differenze risentono
dell’affidamento dei figli; infatti, la casa familiare è
attribuita al genitore affidatario nel 63,5% dei casi se si
tratta del padre, al 72,2% se si tratta della madre. Al momento
del divorzio, il 48,2% delle coppie lascia la casa familiare per
abitazioni autonome.

Le unioni che nel 2002 si sono concluse prevedendo una
qualche forma di sostentamento economico sono state il 23,7%
delle separazioni e il 12,4% dei divorzi. Nel 76,1% e 64,7%
l’assegno ha riguardato i figli; le percentuali arrivato al
91,1% e 88,5% se i figli sono minori.

Nel 95,5% dei casi, l’erogatore del mantenimento è l’uomo.
L’importo medio mensile dell’assegno è di 443,62 euro per le
separazioni e di 379,24 per i divorzi.


Tabella dati Istat