Contenimento della spesa corrente, finanziamento di oltre il 90 per cento degli investimenti previsti (79 milioni di euro), rispetto del patto di stabilità e miglioramento del patrimonio il cui valore, tra il ’99 e il 2003, è passato da 74 a 123 milioni di euro.
Sono le caratteristiche del consuntivo 2003 della Provincia di Modena approvato nei giorni scorsi in Consiglio.

Presentato con largo anticipo rispetto alle consuetudini, per consentirne l’esame prima della campagna elettorale, il bilancio consuntivo è caratterizzato da una manovra economica di quasi 194 milioni di euro, “praticamente il doppio rispetto al 1999, quando si trattava di poco più di cento milioni di euro” osserva il presidente Graziano Pattuzzi sottolineando come le cifre dimostrino “che la Provincia in questi anni è cresciuta per ruolo politico e amministrativo, con nuove deleghe e nuove funzioni, ma anche con servizi più vicini ai cittadini e, comunque, sempre all’insegna del rigore finanziario e della buona amministrazione: oggi facciamo di più, e facciamo bene, ma senza costare di più”.

L’avanzo disponibile della gestione 2003 è di un milione e 494 mila euro (meno dell’1 per cento) che in parte è già stato destinato con una variazione di bilancio a interventi nel campo della viabilità e dell’edilizia scolastica. I due settori, insieme al finanziamento del piano telematico, sono anche quelli principali per quello che riguarda gli investimenti.

Azzerata la voce dei trasferimenti dallo Stato, è stata la Provincia nel 2003 a “restituire” ben quattro milioni e 200 mila euro di introiti ricavati dalle imposte applicate in maniera automatica a sostituzione di precedenti finanziamenti del governo. “Una sorta di federalismo alla rovescia – commenta Pattuzzi – che comunque non ci ha impedito di rispettare il patto di stabilità, particolarmente oneroso per le Province per le quali non era sufficiente mantenere il livello del 2002, ma era necessario migliorare del 7 per cento il saldo rispetto al 2001”. In questo modo sono state evitate le sanzioni che prevedevano, tra l’altro, blocco delle assunzioni, blocco dei mutui per investimenti e riduzione del 10 per cento della spesa corrente per la gestione.