Circa 50 donne nordcoreane in una cittadina della Rep.Ceca, Zebrak, in Boemia centrale, lavorano
per una azienda italiana di confezioni, ma i loro stipendi, secondo quanto scrive il settimanale ceco Respekt, vengono incassati non da loro, ma dall’ambasciata della Corea del nord.
Della vicenda, secondo Respekt, ora si interessa il governo ceco.


Le donne da tre anni, per otto ore al giorno sotto la
sorveglianza di due guardiani, lavorerebbero ”per la società italiana Kreata” secondo Respekt. In realtà, secondo il Registro delle imprese ceco, la società Kreata, di diritto ceco, è stata fondata nel 1999 da due società, la ceca A.B.C. e l’italiana, Gios Confezioni s.r.l. con sede a Carpi in provincia di Modena.

La paga mensile delle nord-coreane, pari a 6000 corone ceche (200 euro), verrebbe rimessa ”volontariamente” all’ambasciata nordcoreana, afferma Respekt. L’impresa Kreata ha assunto le lavoratrici nel 2001, tramite un’agenzia di intermediazione. Le donne nord-coreane lavorano in Repubblica ceca legalmente, hanno validi visti di soggiorno – scrive Respekt – più il permesso dell’Ufficio del lavoro competente. Però, stando al settimanale, sarebbero sorvegliate giorno e notte da due guardiani.

Secondo Lucio Baraldi, un socio di Kreata Commercializzazione, sono serissime, lavorano assiduamente e con precisione. ”Mi levo il cappello davanti a loro”, ha detto Baraldi all’Ansa, definendosi ”molto amareggiato” per come viene raccontata la storia dal settimanale Respekt. Secondo lui il denaro che le donne coreane guadagnano è versato su un conto corrente ceco, in una banca ceca, a loro nome. Quello che fanno dopo l’orario del lavoro,
agli italiani della Kreata rimane sconosciuto. ”Per noi quello che conta è la serietà delle lavoratrici e il fatto che hanno tutti i documenti necessari per poter lavorare in Repubblica ceca – ha detto Baraldi -.

Non è la colpa nostra se l’agenzia intermediaria non ci ha trovato lavoratrici ceche”.”Il denaro viene pagato direttamente alle lavoratrici. Che cosa ne fanno e se sono sorvegliate, non lo so e non mi interessa. Per noi i importante che queste donne hanno un’alta
produttività sul lavoro e sono disciplinate”, ha detto a Respekt la responsabile della filiale ceca della Kreata, Vera Cermakova.

Secondo Respekt è stato impossibile parlare con le
lavoratrici coreane. Il sindaco di Zebrak, Daniel Havlik, ha raccontato che dopo il lavoro vanno a casa tutte insieme, incolonnate, fino all’ostello dove abitano, a 50 metri dal luogo di lavoro. ”Era una comunità chiusa. In ogni camera vi era il ritratto del loro capo di Stato. Non potevano uscire da sole,
non potevano guardare la televisione, ogni domenica i guardiani proiettavano per loro film nord-coreani, sempre uguali. Se non guardavano, studiavano qualcosa e poi i guardiani le
interrogavano. Mangiavano il riso, che veniva ordinato a sacchi insieme con altre cose da uno dei guardiani”, ha raccontato Miroslav Kocarek, il proprietario di un ostello a Horovice, dove
le coreane abitavano fino ad un mese fa.

L’ambasciata nordcoreana non ha commentare la vicenda, scrive Respekt, secondo
cui della vicenda si occupano ora il ministro degli Esteri, Cyril Svoboda, e il ministro dell’Interno, Stanislav Gross.