Nel 2003 l’occupazione in Emilia-Romagna è cresciuta dell’1,5% rispetto al 2002, ma a crescere sono stati soprattutto il lavoro part-time e quello precario. In termini assoluti, l’incremento è stato di 27.000 addetti. Il dato emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna sui dati Istat. In Italia, per Unioncamere, la crescita è stata più contenuta (1%), per un totale di 225.000 addetti.

La maggioranza delle regioni italiane ha evidenziato incrementi compresi fra il 2,2% del Piemonte e lo 0,4% della Valle d’Aosta. Le diminuzioni hanno interessato quattro regioni, tutte del Mezzogiorno. E’ dal 1996, sottolinea Unioncamere, che l’occupazione in Emilia-Romagna cresce costantemente. Da quell’anno sono stati creati 168.000 nuovi posti di lavoro.

Ma aumentano il lavoro a tempo parziale e quello precario. Nel 1993 c’erano in Emilia-Romagna circa 107.000 occupati part-time, pari al 6,3% dell’occupazione. Nel 2003 il loro numero è salito a 180.000, pari al 9,7%. Tra le donne la percentuale di addette part-time sale al 17,9% rispetto al 3,4% degli uomini.

Nell’ambito dei vari rami di attività, la percentuale più elevata di tempo parziale si registra nel terziario (12,5%), che è anche il settore che annovera la più elevata presenza femminile. Cresce anche il numero degli occupati precari. Nel 1993 si contavano tra gli occupati alle dipendenze circa 67.000 persone con occupazione temporanea, pari al 5,8% del totale. Nel 2003 il loro numero è salito a 135.000, cioè il 10,4% degli occupati dipendenti. Il fenomeno è molto marcato in attività stagionali come quelle agricole (29%), ma presenta percentuali significative anche per industria (7,9%) e terziario (11,3%).

Analizzando la disoccupazione dal lato dell’età, l’Emilia-Romagna ha registrato nella classe dei giovani (da 15 a 29 anni) un tasso del 6,2%. Anche in questo caso la regione è seconda, alle spalle del Trentino-Alto Adige (3,8%).

Guardando al titolo di studio, in Emilia-Romagna, i valori più contenuti del tasso di disoccupazione (2,7 e 2,8%) sono tra chi ha un diploma di maturità o professionali. Nei laureati la disoccupazione è un po’ più elevata (3% per cento) e lo stesso appare per licenza media (3,4%), licenza elementare o nessun titolo (3,5) e diploma universitario o laurea breve (3,6%).