A proposito del decreto sulla scuola di base -che contiene, tra gli altri, i provvedimenti sul tempo pieno- Claudio Bergianti, assessore all’Istruzione della Provincia di Modena e Morena Manfredini, assessore all’Istruzione del Comune di Modena, hanno inviato questa lettera al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Letizia Moratti.

“Egregio ministro, le chiediamo di sospendere l’iter di approvazione del decreto legislativo relativo alla scuola di base in attuazione della legge 53/2003, di modificare la circolare sulle iscrizioni, nel senso di confermare per l’anno scolastico 2004/2005 l’assetto vigente delle scuole d’infanzia, elementari e medie, rinviando all’anno successivo l’applicazione del decreto delegato, sul quale occorre riaprire la discussione e il confronto”.

“Questa richiesta scaturisce da valutazioni di merito e di opportunità e raccoglie i pronunciamenti di diversi enti locali e di organi scolastici modenesi, nonchè le preoccupazioni dei genitori e degli insegnanti che, riuniti nel “Comitato a sostegno del tempo pieno e prolungato” hanno raccolto più di 15.000 firme, a tutela di un modello scolastico che, in provincia di Modena riguarda circa il 70 per cento degli alunni delle elementari e circa il 40 per cento delle medie”.

“Nonostante le modifiche al testo originario del decreto che il Ministero si è impegnato a recepire, raccogliendo alcune delle richieste degli enti locali e le raccomandazioni delle commissioni parlamentari, rimane sostanzialmente irrisolta la questione del tempo pieno e del tempo prolungato.
Infatti non basta assicurare un tempo scuola massimo di 40 ore. Il tempo pieno si configura come un modello organizzativo e didattico unitario, privo di gerarchie interne e dunque non compatibile con lo schema 27 (ore settimanali di attività obbligatoria) più 3 (ore di attività facoltative e opzionali) più 10 (ore di mensa).
Inoltre, la scelta individuale delle famiglie delle attività facoltative, rompe a sua volta questa unitarietà. La possibilità di scelta delle famiglie va tutelata certamente, ma deve essere esercitata verso modelli di organizzazione diversi che la scuola deve essere in grado di offrire”.
Insomma, il pericolo di una riduzione a mera attività aggiuntiva (doposcuola) della parte opzionale del tempo scuola, non è affatto fugato dalle modifiche sinora accettate dal Governo”.

“La precipitazione poi dell’applicazione fin dal prossimo anno scolastico e dunque fin dalle iscrizioni in corso, induce confusione, incertezza e imbarazzo nelle famiglie e nelle scuole. Quali sono esattamente i contenuti delle 27 ore, e, ancor più, cosa sono le attività facoltative delle 3 ore?
Le scuole non hanno avuto il tempo di predisporre proposte, che presuppongono, tra l’altro, il confronto con le famiglie, gli enti locali, il territorio.
A tutto ciò si aggiunga la recentissima sentenza della Corte costituzionale su un ricorso della Regione Emilia Romagna che sembra estendere la competenza regionale anche a materie disciplinate dal decreto, sottoponendolo ad un dubbio di legittimità”.

“Riteniamo che questi siano motivi più che sufficienti per accogliere le proposte che avanziamo in premessa, proposte improntate innanzitutto, a criteri di ragionevolezza e di tutela delle esperienze più significative delle nostre scuole”.