Persi in un anno 22 mila posti di lavoro nell’industria. Lo rileva l’Istat nella sua indagine mensile sull’indice di occupazione nelle grandi imprese. Nel mese di settembre 2003, l’indice generale dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese è risultato pari a 95,6.


Il valore dell’indice dell’occupazione al netto dei lavoratori in cassa integrazione guadagni è 95,4. I corrispondenti indici destagionalizzati sono pari a 95,4 e 95,1, con variazioni congiunturali (rispetto al precedente mese di agosto) rispettivamente di meno 0,1 per cento e nulla.

L’occupazione nelle grandi imprese comprese nel campo di osservazione dell’indagine è diminuita in termini tendenziali (settembre 2003 rispetto a settembre 2002) dell’1,1 per cento al lordo della c.i.g. e dell’1,3 per cento al netto della c.i.g. Tenuto conto del numero medio di occupati presenti in tali imprese nell’anno base (pari a circa 2.041.000 unità), la variazione tendenziale dell’occupazione lorda corrisponde a una riduzione di circa 22 mila posizioni lavorative dipendenti.

In particolare a settembre l’indice dell’occupazione dipendente registra una diminuzione, in termini tendenziali, del 4,9 per cento nel settore della produzione di energia elettrica, gas ed acqua e del 2,7 per cento nelle attività manifatturiere, mentre il settore delle costruzioni segna una variazione positiva dell’1,7 per cento.

Tutti i comparti delle attività manifatturiere registrano variazioni tendenziali negative, ad eccezione delle altre industrie manifatturiere (più 15,4 per cento) e delle lavorazioni di minerali non metalliferi (più 0,9 per cento). Le diminuzioni più marcate si osservano nelle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (meno 5,4 per cento), nella fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche (meno 4,7 per cento), nella produzione di apparecchi elettrici e di precisione (meno 4,0 per cento) e nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (meno 3,6 per cento).