Un indagato reggiano, senza saperlo, è stato il cavallo di Troia di una operazione contro la pedofilia che ha portato la Polizia postale di Venezia a individuare tutti gli altri indagati, anche quelli che si erano nascosti in un sito tedesco, scoperto e bloccato dalla polizia di quel paese.


L’indagine, denominata ”i fioi” (in dialetto veneto un modo per dire squadra, gruppo di amici) e’ partita dalla denuncia, fatta nel febbraio scorso, alla polizia postale da uno studente ventenne di Padova. Chattando nel sito ”C6” di un noto gestore italiano, si e’ visto arrivare foto pedopornografiche.
Disgustato per quelle immagini raccapriccianti, lo studente ha consegnato il nick agli investigatori che sono cosi’ risaliti al vero nome del responsabile, un venticinquenne di Reggio Emilia.

Grazie al suo computer, e alla collaborazione del gestore, la polizia ha alzato il velo sul mondo della pedopornografia: nella macchina erano rimaste le tracce di centinaia di foto dal contenuto inequivocabile che vedevano coinvolti anche bambini di un anno, di entrambi i sessi, sottoposti a violenze sessuali.

Bambini di razza bianca, pare europei. Rari quelli di colore e asiatici. Le tracce hanno portato ad una cinquantina di nick (centinaia erano comunque le persone che hanno chattato sul sesso pedopornografico), riferiti a 37 persone (alcuni infatti usavano piu’ soprannomi), tra cui un minore sardo. Trentatre nomi erano legati all’inchiesta della pm padovana Orietta Canova, altri quattro a quella del pm veneziano Michele Maturi.
Questi ultimi, compreso i due che pensavano di essere irrintracciabili perche’ chattavano attraverso un sito tedesco, erano collegati agli altri indagati. Cosi’ sono state unite le inchieste che hanno fatto partire, all’alba di oggi, le perquisizioni che, secondo quanto si e’ appreso, stanno dando i loro frutti. Finora sono stati sequestrati 34 pc, 70 hard disc, 573 floppy, 884 Cd rom, 149 Vhs e 17 Dvd nelle province di Chieti, Napoli (4), Modena, Reggio Emilia, Roma (3), Imperia, Caltanissetta, Varese (2), Milano, Macerata, Ancona, Torino (2), Vercelli, Foggia, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania (4), Palermo, Messina (2), Lucca (2), Firenze, Pisa e Como (2). Gli indagati sono tutti uomini (sulle 300 persone coinvolte in due anni dalla Polizia Postale sono emerse solo due donne, ma solo perche’ intestatarie del pc), per la maggior parte (9), tra i 49 e i 57 anni, seguiti dalle fasce 18-23 (7), e 24-28 (7), tutti incensurati. Dall’analisi del materiale, che sara’ visionato nei prossimi giorni, potra’ esserci un’ulteriore sviluppo delle indagini. ”Il fenomeno – ha detto una dirigente della polizia postale, Sabrina Castelluzzo – non e’ in crescita. La rete e’ continuamente sotto controllo”. Passi avanti, sul piano generale, sono stati fatti grazie alla collaborazione dell’Italia con altri 30 paesi che si scambiano dati, saltando cosi’ le rogatorie che allungherebbero i tempi delle indagini.
La Germania, infatti, beccati i due italiani su un sito di quel paese ha subito trasmesso la loro posizione alla polizia postale italiana.