L’artigianato manifatturiero in Emilia-Romagna è entrato in una fase recessiva. Lo afferma l’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi di Unioncamere regionale, secondo cui alla diminuzione tendenziale produttiva del 3,1% rilevata nei primi tre mesi del 2003, si è aggiunta la flessione del 4,8% del secondo trimestre.

In Italia e nel Nord-Est i cali sono risultati più accentuati, rispettivamente pari a 5,6 e 6,2%. In regione la capacità produttiva si è attestata al 72,6%, oltre tre punti percentuali in meno rispetto all’industria manifatturiera.

Un analogo andamento ha riguardato le vendite, che a fronte di un inflazione tendenziale attestata al 2,3%, sono scese a prezzi correnti del 4,6% contro il 2,3% manifatturiero. A questa situazione di difficoltà si è associata la domanda, diminuita del 4,2%, in misura superiore rispetto al calo del 3,4% del primo trimestre.

Per l’export (l’artigianato vi ha destinato poco più del 30% delle vendite rispetto al 46,0% dell’industria manifatturiera), è stata riscontrata una flessione in valore del 9,3%, decisamente più ampia del calo dello 0,8% riscontrato nei primi tre mesi del 2003. I mesi di produzione assicurati dalla consistenza del portafoglio ordini sono risultati tre, in linea con l’industria manifatturiera.

L’unica nota positiva del panorama congiunturale del secondo trimestre 2003 è stata rappresentata dall’occupazione alle dipendenze i dati si riferiscono ai settori manifatturiero ed edile – apparsa in crescita dell’1,2% rispetto alla situazione di fine 2002.