Si tinge sempre più di rosa il mercato del lavoro italiano. Tra il 1995 e la fine del 2001 le lavoratrici dipendenti italiane sono aumentate di quasi 1 milione, arrivando a toccare la soglia dei 6 milioni e 319 mila unità.

Nel 1995 erano il 26,65% dell’occupazione totale, ma all’inizio di quest’anno hanno raggiunto la quota del 29,37%. Insomma, quasi un occupato dipendente su tre è donna. Il dato più curioso è che il 63% delle lavoratrici dipendenti italiane è occupato come dirigente o impiegata, mentre le operaie e le “apprendiste” rappresentano “solo” il 37% del totale.

Si tratta di un dato molto significativo visto che per i dipendenti uomini la situazione si capovolge. Infatti, gli occupati in ufficio o i dirigenti raggiungono il 44,56%, mentre alle dipendenze di una fabbrica come operai salgono al 55,43%.

E’ questo in estrema sintesi il risultato emerso da un’indagine condotta dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre su dati Istat che ha voluto analizzare l’andamento occupazionale delle lavoratrici dipendenti nel periodo tra il 1995 e il 2001. Lo studio della CGIA non si è fermato qui visto che si è analizzato l’andamento occupazionale anche a livello regionale.

Ebbene, la regione che ha segnato l’incremento percentuale maggiore negli anni presi in esame è stata la Sardegna (+ 33%), seguita dal Molise (+ 30%) e dall’Umbria (+ 29,9%). Preoccupante la situazione della Calabria, l’unica regione a livello nazionale a perdere occupati (circa 1.000 pari al meno 0,7%).

Interessante notare come il numero delle dirigenti e impiegate del Mezzogiorno (pari a 954.000) è superiore al dato del Nordest (865.000) e del Centro (853.000).