”Sono distrutto, rinuncio alla difesa. La vita non mi interessa più”: sono queste le prime parole pronunciate da Francesco Sacco davanti al
magistrato che lo ha interrogato per ore, ieri, nella caserma dei carabinieri di Poviglio.


Assistito da un avvocato d’ufficio, Sacco ha provato a spiegare, forse prima di tutto a se stesso, cosa è successo ieri mattina nella sua mente che lo ha spinto a distruggere la sua famiglia: ”Sono esploso”, ha saputo solo dire al sostituto
procuratore Luciano Padula che lo ha accusato di omicidio volontario aggravato e di tentato omicidio plurimo.

Durante la confessione – ha detto il difensore d’ufficio, avv. Carlo
Mussini, al termine del lungo interrogatorio – Francesco Sacco ha raccontato che a farlo esplodere sono stati i problemi finanziari che lo assillavano negli ultimi tempi, ma che ad
ossessionarlo erano in particolare le scadenze di pagamento di alcuni fornitori, non più di 10-15 mila euro in tutto che doveva versare ieri.

Ed è proprio pensando a queste scadenze che ha detto di aver passato una notte molto agitata. Incubi notturni che avrebbero scosso la sua mente fino a
spingerlo a impugnare il coltello con cui ha ucciso la figlia di 17 anni, e a prendere a coltellate e martellate la moglie e il bambino più piccolo, riducendoli in fin di vita,mentre l’altra figlia è scappata a dare l’allarme. Una famiglia
in cui l’uomo ha escluso che ci fossero altri problemi, nè con la figlia uccisa, nè con la moglie con la quale avrebbe avuto un rapporto perfetto.

”Devo ancora chiarirmi le idee sul movente”, ha detto al termine dell’interrogatorio il magistrato, che si è riservato
di decidere su un’eventuale perizia psichiatrica.
Da ieri sera Francesco Sacco è rinchiuso nel carcere di Reggio Emilia.