Si è tenuto ieri, in P.le della Rosa a Sassuolo, il secondo appuntamento con gli “Incontri con l’autore”: ospiti Giovanni Giudici ed il poeta dialettale sassolese Emilio Rentocchini. La presentazione è stata curata da Alberto Bertoni, poeta e docente presso il dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna.

E’ la prima volta che i due autori si presentano al pubblico insieme, eppure Giudici ha avuto parole lusinghiere per Emilio Rentocchini fin dal 1999, quando, sulle pagine del Corriere della Sera, scrisse di lui: “…ci sentiamo subito di casa in un’opera come quella di Rentocchini che ci rimanda ai Grandi novecenteschi della nostra nostalgia: da Machado a
Eliot, da Yeats a Rilke, da Blok a Pasternak, a Frost e fra i nostri (se è lecito) un Saba”.
Dopo una breve presentazione di Bertoni, sono stati soprattutto i versi a parlare al pubblico dell’arte poetica di Giudici e Rentocchini. Gli stessi autori si sono alternati nella lettura.

La scelta di Giudici è caduta su componimenti tratti dai suoi primi vent’anni di attività: “La scappata”, “Il socialismo”, “Le ore migliori”, “Preliminare di accordo”, “Asilo”, dove si coglie chiaramente l’impronta autobiografica che ha caratterizzato le prime raccolte dell’autore (da La vita in versi a Autobiologia), per poi passare a Salutz (1986), raccolta di versi che punta al recupero degli stilemi della tradizione provenzale e che ben mostra come l’autore negli anni abbia amato più volte “cambiare le carte in tavola”, affrontando l’attività poetica secondo prospettive diverse.
E’ toccato poi a Rentocchini incantare il pubblico con la lettura, prima in italiano poi in dialetto, di versi tratti da Ottave, raccolta di 133 liriche pubblicata lo scorso anno da Garzanti.
La poesia di Rentocchini ha la straordinaria qualità di non perdere di efficacia nella traduzione in italiano, sebbene la versione originaria abbia il merito di mostrare come per l’autore il dialetto non si ponga come mera lingua di comunicazione ma anche come strumento di scrittura musicale. Lo si coglie bene alla lettura di “Una sonnolenza… il sonno… un sogno… il segno che non siamo”/”Na sènn… al sènn… n’insènni… al sèggn ch’an sèmm” e di “Una pera una mela una pesca…”/”Un pir un pèmm un pèrsegh…”, poesia, ispirata ad un nota filastrocca sassolese, che ci parla delle parole che spariscono con le cose. La poesia stessa è poi per Rentocchini anche strumento di riflessione sul proprio fare poetico, laddove, ad esempio, volendo rispondere alla domanda “Che cosa è per te l’ottava?”, l’autore sassolese legge “Ma è così pura che non è neanche una voce, come se fosse carta velina dentro…”/”Ma l’è acsè fina ch’l’an pèr gnanch na vòus, come ch’la fossa chèrta vlèina dèinter” e aggiunge: “Se non si sbriciolano le cose non entrano, se non sono leggere non volano”. L’intervento di Rentocchini si è concluso con la lettura di una poesia dedicata alla vita: “La vita è la finestra forestiera…”/”La vétta l’è la fnèstra furastéra”, sulla quale Giudici ha concluso osservando come il dialetto in poesia può servire a parlare di cose minute, ma anche di grandi temi… e in questo Rentocchini ha dato una prova di straordinaria grandezza.

Tra il pubblico anche il poeta Andrea Gibellini, altro stimato autore sassolese (La felicità improvvisa, Jaka Book 2001), che mercoledì 16, alle ore 20:30 presso la sala conferenze in via Rocca 22 a Sassuolo, incontrerà il pubblico per la serata organizzata da Forum UTE.

Di Emilio Rentocchini leggi:
Segrè
Ottave