Sono negativi i parametri analizzati da Cna sull’andamento del tessile-abbigliamento nel primo semestre 2002. Risultano in calo, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sia gli ordini che la produzione, al pari di consumi, export ed occupazione. E per la prima volta questo andamento negativo riguarda trasversalmente l’intero settore.


In questa situazione si trovano tutti i distretti del tessile, con il coinvolgimento di tutta la filiera produttiva, dalle griffes alla bassa qualità.
E’ in atto, dunque, una graduale perdita di competitività che mette seriamente a rischio il ruolo di leader mondiale del tessile-abbigliamento italiano a favore dei paesi emergenti. In questo contesto, il distretto carpigiano, caratterizzato da imprese che operano a valle della filiera, ha risentito delle maggiori difficoltà nel secondo trimestre, dopo che la crisi aveva coinvolto nei primi mesi dell’anno principalmente i distretti produttivi di fibre, filatie tessuti.
Le preoccupazioni maggiori nascono dal fatto che anche a Modena, per la prima volta in 10 anni, i segnali negativi sono generalizzati, come mostra l’andamento dei principali parametri settoriali:
ordini e commese -30%; occupazione -2,5%; imprese attive -2,2%; cassa Integrazione e sospensioni +50%; xport abbigliamento +4,2%;
export maglieria -7,8%.
Le situazioni più difficili vengono segnalate nell’abbigliamento uomo, maglieria, confezione c/terzi, stirerie e tessiture.
Una concorrenza internazionale sempre più agguerrita, la delocalizzazione produttiva nei paesi a basso costo, difficoltà a penetrare nei nuovi mercati, importazioni selvagge, rapporti di filiera conflittuali, l’abusivismo, nessuna tutela e scarsa valorizzazione del “Made in Italy”. Sono questi i problemi con cui si sta ancora misurando il settore, problemi ai quali si sono aggiunti, nel periodo preso in esame, complicazioni di natura congiunturale come il calo dei consumi -sia nazionali che esteri-, ed il ritardo degli ordini.