Nel 2001 le esportazioni dell’ Emilia-Romagna sono aumentate del 3,4% rispetto al 2000, appena al di sotto dell’ aumento nazionale del 3,6%. Leggermente piu’ ampia invece e’ apparsa la differenza nei confronti della circoscrizione Nord-orientale, cresciuta del 4,2%.


Si e’ percio’ in presenza – nota l’ Ufficio studi dell’ Unioncamere Emilia-Romagna – di un rallentamento piuttosto consistente, se paragonato alla brillante crescita del 14,7% riscontrata nel 2000. Se si guarda poi all’ andamento delle regioni italiane si puo’ vedere che solo due di esse hanno evidenziato aumenti percentuali a due cifre, vale a dire Liguria (+16,0%) e Marche (+10,1%). Non sono mancati i cali come nel caso di Valle d’Aosta (-1,5%), Lazio (-8,2%), Calabria (-7,1%), Sicilia (-5,8%) e Sardegna (-7,0%).
In termini assoluti, L’ Emilia-Romagna, con poco meno di 31 miliardi di euro di export, si e’ confermata terza in Italia, alle spalle di Lombardia e Veneto. La quota emiliano-romagnola sul totale nazionale si e’ attestata all’ 11,5%, la stessa riscontrata nel 2000.
In valore assoluto l’ Emilia-Romagna ha esportato merci per quasi 31 miliardi di euro, in larga parte provenienti dal comparto metalmeccanico che ha coperto oltre il 55% dell’ export regionale. Seguono in ordine di importanza i minerali non metalliferi, che comprendono l’ importante comparto delle piastrelle in ceramica (11,5%), i prodotti della moda (10,9%) e alimentari (6,9%). Se si rapporta poi il valore dell’ export a quello del valore aggiunto ai prezzi di base di alcuni settori, si puo’ avere un’ idea piu’ completa del relativo grado di apertura verso l’ export, pur nei limiti rappresentati dalla disomogeneita’ dei dati posti a confronto.
Secondo i dati relativi al 1999, sono i prodotti delle cokerie, raffinerie, chimici e farmaceutici a fare registrare l’ indice piu’ elevato pari a 141,9 (a ogni cento euro di valore aggiunto ne corrispondono circa 142 di export), seguiti dalla metalmeccanica con 134,7 e dai prodotti della moda con 119,1.
Oltre quota cento si trovano anche i minerali non metalliferi (102,1).
Gli indici piu’ bassi si registrano invece nei prodotti dell’ agricoltura, silvicoltura e pesca (20,6), nell’ estrazione di minerali (16,3), nell’ alimentare, bevande e tabacco (54,1) e nella carta, stampa, editoria (21,6). I settori manifatturieri che manifestano i rapporti piu’ contenuti sono anche quelli che registrano, secondo le indagini congiunturali, le quote piu’ basse di vendite all’ estero sul fatturato, a conferma di una certa validita’ del rapporto tra export e valore aggiunto.
Se si guarda quindi all’ evoluzione del 2001 rispetto al 2000, tra i prodotti piu’ dinamici si sono segnalati pelli e cuoio e il vestiario cresciuti rispettivamente del 14,2 e 10,6%.
Altri aumenti degni di nota, superiori alla soglia del 5%, sono stati riscontrati nell’ agricoltura, silvicoltura, pesca (+8,7%) e nelle macchine elettriche (+9,9%). Non sono mancati i cali come nel caso dell’ estrazione dei minerali (-2,0%), del legno e prodotti in legno (-2,0%), carta, stampa, editoria (-13,8%), coke e raffinerie di petrolio (-30,2%) e ‘altre manifatturiere’ (-1,5%).
Per quanto concerne i mercati di sbocco, l’ Unione Europea continua poi a rimanere il principale cliente delle esportazioni regionali, con una quota nel 2001 pari al 54,0% dei beni esportati, di cui il 13,8% e 12,6% destinato rispettivamente in Germania e Francia.
Rispetto alla situazione del 1990 – i dati sono stati resi omogenei tenendo conto dei nuovi paesi membri – l’ Unione Europea ha tuttavia visto ridurre la propria quota di quasi dieci punti percentuali, a causa della maggiore velocita’ di crescita di altre aree, prima fra tutte l’ Europa non comunitaria, il cui export e’ piu’ che quadruplicato in circa un decennio.
Rispetto al 2000 infine l’ export verso i paesi Ue e’ apparso in lieve calo (-0,4%), a fronte della leggera crescita nazionale dello 0,3%. Nelle rimanenti aree geografiche le crescite piu’ significative sono state rilevate nei paesi europei non comunitari (+13,5%), in Africa Occidentale (+43,6%) e nel Vicino e Medio Oriente (+17,4%). I dieci principali clienti sono stati rappresentati da Germania, Francia, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Spagna, Olanda, Belgio, Svizzera, Austria e Giappone.
Seguono Grecia, Russia, Polonia, Portogallo, Cina, Canada, Australia, Hong Kong, Danimarca e al ventesimo posto la Svezia.