Tra gennaio 2001 e gennaio scorso
il numero di occupati in Italia è salito da circa 21 milioni e
273 mila a circa 21 milioni e 644 mila unità, per un aumento
percentuale pari all’ 1,7%, equivalente a circa 371 mila
persone. Il tasso di occupazione è passato dal 43,4 al 44,0%.


In ambito territoriale – nota l’ Ufficio studi Unioncamere
Emilia-Romagna – non tutte le regioni sono state toccate dagli
aumenti. Quelle dissonanti dalla tendenza nazionale sono state
Piemonte (-1,4%), Umbria (-1,1), Molise (-0,6) e Basilicata
(-1,6). Nelle altre regioni le crescite percentuali più elevate
sono state registrate in Sardegna (+4,3%) e Friuli-Venezia
Giulia (+4,1%). L’ Emilia-Romagna, con un’ occupazione stimata
in circa 1.805.000 unità, è aumentata del 2,9%, rispetto alla
crescita nazionale dell’ 1,7%, per un totale di circa 51.000
addetti.
Se si analizza la consistenza dei tassi di occupazione
regionali, l’ Emilia-Romagna con un tasso del 51,1%, si colloca
al terzo posto, alle spalle di Trentino-Alto Adige (53,6) e
Valle d’Aosta (57,5). Man mano che si discende la penisola i
tassi di occupazione tendono poi a decrescere fino ad arrivare
ai casi estremi di Sicilia (33,9%) e Calabria (32,8).
La posizione di privilegio dell’ Emilia-Romagna trae origine
anche dalla elevata partecipazione delle donne al lavoro. Il
corrispondente tasso di occupazione si è attestato al 42,4%.