Gia’ prima dell’ 11 settembre l’
economia emiliano-romagnola aveva dato segni di moderato
rallentamento, ma le prospettive dell’ andamento macroeconomico
internazionale e nazionale potrebbero ulteriormente rallentare
ora l’ economia regionale e portare la crescita della produzione
ad appena il 2% nel 2001, rispetto al 6,03% del 2000.


Lo rileva un’ indagine sui riflessi economici in Emilia-
Romagna dell’ attacco terroristico a Manhattan, presentata a
Bologna dal segretario regionale dell’ Unioncamere, Claudio
Pasini, in occasione della cerimonia di apertura del terzo corso
della Scuola superiore di giornalismo dell’ Universita’, in
collaborazione con l’ Ordine dei Giornalisti.
Secondo l’indagine, il pericolo di un declino delle
esportazioni e’ alto (nel 2000 l’ export dei prodotti
emiliano-romagnoli ha raggiunto un valore pari a 57.347 miliardi
di lire, permettendo all’ Emilia-Romagna di raggiungere lo
storico traguardo della terza regione esportatrice, alle spalle
di Lombardia e Veneto). Un declino della domanda Usa e un piu’
generale rallentamento del commercio mondiale rischiano di
vanificare gli sforzi di apertura del sistema economico
regionale sostenuti finora; anche un ridimensionamento dell’
export nell’ area mediorientale, pari al 3,6% dell’ export
Emilia-Romagna nel 2000, puo’ creare difficolta’ alle aziende
della regione con interessi in quell’ area.
La flessione delle esportazioni – sottolinea l’ indagine
Unioncamere – avra’ ripercussioni negative sul sistema
produttivo delle imprese emiliano-romagnole, in primo luogo le
piccole e medie imprese, che gia’ nel secondo trimestre di
quest’ anno ha registrato un rallentamento (una crescita del
2,2% a fronte di un trend dei dodici mesi precedenti attestato
al 5,5%) causato dalla brusca decelerazione dell’ economia
internazionale, dalla sostanziale stagnazione della spesa delle
famiglie e dal forte accumulo di scorte.
Scenari pessimistici sono attesi anche dalle conseguenze del
possibile rallentamento del turismo internazionale: i segnali
per il breve-medio periodo sono fortemente allarmanti, specie
per la crisi che ha colpito compagnie aeree, tour operator e
agenzie di viaggi. Potrebbe esserci soprattutto una
redistribuzione della domanda, che si focalizzerebbe su un
turismo piu’ regionale o domestico, associato a una diminuzione
della spesa totale e della permanenza media. In Emilia-Romagna,
afferma l’ Unioncamere, ci sono segnali che un eventuale declino
della domanda turistica internazionale, in particolare dalle
aree geografiche extraeuropee, possa essere controbilanciato da
un aumento del turismo cosiddetto ‘di vicinanza’ o dalla
rinuncia di molti italiani ad andare all’ estero e preferire le
vacanze in Italia (sul totale delle presenze turistiche
nazionali l’ Emilia-Romagna detiene una quota pari al 13%).
In conclusione, pure l’ economia emiliano-romagnola – afferma
l’ Unioncamere – sta registrando un generale rallentamento delle
attivita’ produttive, anche se la grande flessibilita’ del
sistema di piccole e medie imprese dovrebbe veder confermata
”l’ indubbia capacita’ di riposizionarsi sui mercati
internazionali con buona velocita’ di reazione”.